Come si ricostruiscono un edificio, un quartiere e una città dopo un terremoto? La risposta non è semplice e deve tenere conto di implicazioni su più livelli. A breve però esisterà una vera e propria guida che scioglierà ogni dubbio, accelerando le ricostruzioni post sisma e completandole nel migliore dei modi. È il Codice della ricostruzione, protagonista di un disegno di legge appena approvato dal Consiglio dei Ministri e in attesa di approvazione da parte del Parlamento.

 

Perché serve un Codice della ricostruzione?

Il provvedimento era stato approvato dal Consiglio dei Ministri già a gennaio, ma il testo di legge è stato poi modificato in base alle richieste delle Regioni, delle Province autonome e dei Comuni. Il 22 giugno il Consiglio ha dato il via libera al nuovo testo, che ora dovrà essere approvato dal Parlamento. L’obiettivo del Codice della ricostruzione è di uniformare le normative e i diritti relativi alle ricostruzioni post sismiche e alle vittime delle catastrofi naturali. Per farlo è necessario un modello unico che possa essere poi adattato ai singoli casi.

Si tratta di una «riforma che potrà finalmente dare certezze ai cittadini, alle imprese e agli enti locali dei territori colpiti dai terremoti, così superando le lungaggini e le incertezze che hanno da sempre» aveva dichiarato a gennaio Giovanni Legnini, Commissario Straordinario per la ricostruzione 2016. E che «garantirà ai cittadini non solo una pronta risposta all’emergenza ma anche uniformità di trattamento su tutto il territorio nazionale», secondo le parole del Capo Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio.

Oggi sono almeno 7 le ricostruzioni in atto – tra le quali quella relativa al terremoto dell’Emilia del 2012, che colpì anche la provincia di Modena – e ognuna ha un proprio modello di gestione. In seguito a un sisma viene infatti attuata una legislazione speciale, per definire procedure e regole per la ricostruzione. Ciò significa che potrebbero sorgere confusione normativa e soprattutto diseguaglianze nei diritti riconosciuti ai cittadini colpiti dalle catastrofi naturali. Sono perciò le situazioni passate e presenti ad aver evidenziato le criticità dei processi di ricostruzione. Creando un quadro normativo uniforme si accelereranno invece i tempi della ricostruzione e la ripresa delle attività connesse, siano esse sociali o economiche.

 

Cosa dice?

Il Codice della ricostruzione risponde a questa necessità. Prevede infatti la creazione di una cabina di coordinamento che stabilisca le modalità di transizione dalla fase di emergenza alla fase di ricostruzione, in cui riparare i danni materiali agli edifici e alle infrastrutture e soprattutto creare condizione di recupero del tessuto socio-economico. Quest’ultimo è un principio particolarmente importante, introdotto proprio dal Codice: ricostruire significa anche riattivare i processi sociali ed economici, perciò oltre agli investimenti per riparare i danni fisici sarà necessario riconoscere aiuti alle imprese.

La cabina di coordinamento sarà così strutturata:

  • commissario straordinario del Governo
  • struttura di coordinamento della ricostruzione, nel caso in cui l’evento calamitoso coinvolga più regioni
  • comitato istituzionale regionale, composto dal presidente della regione e dai presidenti delle province e dei comuni interessati dalla catastrofe
  • 31 linee guida per una progettazione e un’esecuzione degli interventi che garantiscano una “ricostruzione sicura, unitaria e omogenea”

In seguito a ogni calamità verrà infatti creato un Dipartimento apposito presso la Presidenza del Consiglio, una cabina di regia coordinata con la Protezione Civile e le amministrazioni interessate. Si prevedono poi semplificazioni e ulteriori meccanismi di accelerazione per il rifacimento delle opere pubbliche, con l’utilizzo di centrali uniche di committenza. In caso di danni elevati e situazioni complesse, inoltre, si dovrà attuare una ricostruzione pubblica dei centri urbani e storici attraverso progetti unitari. Per la prima volta, poi, sarà possibile valutare l’introduzione di polizze assicurative private per il rimborso dei danni, con delega al Parlamento per la valutazione di eventuali altre forme di indennizzo che non siano un contributo pubblico. Le risorse saranno assegnate in modo proporzionale ai danni subiti e alla finalità degli immobili danneggiati.

Il Codice della ricostruzione sarà insomma la il vademecum per gestire le conseguenze materiali e socio-economiche di qualunque catastrofe naturale, definendo tutto l’iter, dalla programmazione degli interventi alla loro progettazione alla loro realizzazione. E aiuterà naturalmente anche a completare le ricostruzioni tutt’ora in atto, dall’Aquila all’Emilia Romagna. C’è spazio anche per la sostenibilità nel codice: le macerie andranno recuperate e inserite in un percorso di economia circolare.

Il testo dovrà ora essere esaminato dal Parlamento e, dall’entrata in vigore della legge, il Governo avrà 18 mesi di tempo per adottare un DL recante il definitivo Codice della ricostruzione.