Il trend del presente (e del futuro) per quanto riguarda le tecnologie casalinghe è senza dubbio l’automazione. Questa va di pari passo con il controllo da remoto e ha l’obiettivo di ottimizzare le performance dei dispositivi e degli elettrodomestici rendendoli più semplici da gestire, meno costosi e più sostenibili. Di domotica si parla da anni per descrivere le tecnologie o, piuttosto, i sistemi di tecnologie che contribuiscono a rendere l’ambiente domestico più intelligente e confortevole. Ma ultimamente si è fatto un passo ulteriore, rappresentato dalla building automation.
In Italia il comparto edile, non solo quello ad uso abitativo, è particolarmente obsoleto. La maggior parte degli edifici è stata costruita prima degli anni ‘70 e solo una minima parte è sorta dopo il 2010. Ciò significa alti consumi di energia (40% del totale prodotto), con conseguenti costi notevoli ed emissioni di CO2 altrettanto elevate (circa il 36% del totale). Ma qualcosa si sta muovendo, anche se lentamente, come emerge dall’ultima edizione dello Smart Building Report di Energy&Strategy Group (School of Management del Politecnico di Milano). Nel 2019 gli investimenti per rendere smart gli edifici italiani sono ammontati a 8 miliardi, anche se solo 2 miliardi si sono effettivamente tradotti in soluzioni che ne hanno aumentato l’autonomia e l’efficienza.
COS’È LA BUILDING AUTOMATION
Come suggerisce la locuzione stessa, il concetto di building automation costituisce un ampliamento dei confini domestici della domotica a un intero edificio, sia esso un’industria, un palazzo di uffici, un condominio o un centro commerciale. Le possibilità offerte rimangono comunque le stesse: affidarsi a tecnologie autonome e contemporaneamente poterle meglio controllare, anche da remoto. E uguali sono anche gli obiettivi e i vantaggi: facilitare l’utilizzo e la regolazione degli apparecchi e degli impianti, creare ambienti più sicuri e confortevoli e diminuire l’impatto economico e ambientale del comparto. Semplicemente, la building automation esce dalle mura di casa per permettere la riqualificazione di qualunque stabile dotandolo di 4 caratteristiche chiave:
- connettività efficiente
- impiantistica smart
- sensoristica
- piattaforme software di gestione e controllo
Esistono naturalmente 4 livelli di automazione raggiungibili, secondo la norma di riferimento (UNI EN 15232):
- sistema che consente di gestire in modo centralizzato i singoli impianti, dispositivi e apparecchi dell’edificio garantendo elevate prestazioni energetiche.
- sistema che consente di gestire in modo centralizzato i singoli impianti, dispositivi e apparecchi dell’edificio.
- numero minimo di funzioni di automazione.
- assenza di automazione.
Dal progredire delle tecnologie della building automation e dalla loro estensione a tutti gli aspetti della vita dell’immobile risulteranno non solo smart buildings e NZEB (Nearly Zero Energy Building), ma anche responsive buildings (o cognitive buildings). In altre parole, edifici human centric, in grado di dialogare con ogni singolo frequentatore, di adattarsi alle sue esigenze e di migliorare così il suo benessere.
LE SUE APPLICAZIONI
Ma in cosa consiste esattamente la building automation? Come la domotica, la riqualificazione tecnologica ed energetica degli edifici funziona meglio se sistemica. Ciò significa che la smartness non dipende da un’unica tecnologia applicata, ma dall’integrazione in un sistema di controllo di apparecchi e impianti basati sull’IoT (Internet of Things) e sull’utilizzo di sensori. Una rete internet stabile e veloce è condizione imprescindibile per la building automation, perché è il supporto che permette la gestione digitale centralizzata dell’edificio, la condivisione dei dati e il controllo da remoto grazie a BMS (Building Management System), BEMS (Building Energy Management System) e BAS (Building Automation System). Oggi la building automation riguarda soprattutto l’efficientamento energetico e, in secondo luogo, la sicurezza degli edifici.
Dal lato della sicurezza, una gestione intelligente consente:
- la notifica immediata dell’attivazione degli allarmi (antincendio o anti-intrusione)
- il controllo e la programmazione di spegnimento e accensione di sensori, allarmi e telecamere da remoto
- la conoscenza e pianificazione delle vie di fuga in caso di emergenza
Dal lato dell’ottimizzazione energetica, permette di controllare e programmare spegnimento e accensione di sistemi HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning) e luci. Ma anche di affidarsi a sistemi in grado di autoregolarsi: le luci in base alla luminosità naturale della stanza, il riscaldamento e il climatizzatore in base alla temperatura e all’umidità percepite. Infine, permette di avere sotto controllo i consumi in tempo reale, di evitare sprechi e picchi. I vantaggi relativi ai consumi non sono ipotetici, ma reali e misurabili. La Commissione Europea stima che la riqualificazione edilizia porterà ad una riduzione del 5-6% dei consumi. Ma con un sistema di controllo intelligente la percentuale si alza al 15-20%.
BUILDING AUTOMATION E SUPERBONUS
Come si è detto, uno degli obiettivi principali della building automation è l’ottimizzazione energetica, che può diminuire in modo consistente i costi e l’impatto degli edifici sull’ambiente. Per questo motivo l’introduzione delle tecnologie di cui si serve in edifici residenziali può garantire l’accesso al Superbonus 110%. Come recita il decreto attuativo (articolo 2, lettera f), tra gli interventi ammessi figura anche l’«installazione e messa in opera, nelle unità abitative, di dispositivi e sistemi di building automation» e in particolare di dispositivi che:
- forniscano periodicamente i dati permettendo la visualizzazione, tramite canali multimediali, dei consumi, delle condizioni di funzionamento degli impianti e della temperatura di regolazione
- permettano di accendere, spegnere e programmare gli impianti da remoto.
Non essendo trainanti, tuttavia, gli interventi riguardanti la building automation possono usufruire della detrazione fiscale del 110% solo se trainati da altri interventi, quali il cappotto termico o la sostituzione degli impianti di riscaldamento, che garantiscano un doppio salto di classe energetica. Altrimenti, rimane l’opzione dell’Ecobonus con detrazione del 65%.