Il legno è il materiale da costruzione sostenibile per eccellenza, se estratto da foreste gestite responsabilmente (certificate FSC o PEFC) o se riciclato. In Italia di riciclare il legno si occupa dal 1997 il Consorzio Nazionale Rilegno, che nel 2020 ha recuperato oltre 1,8 milioni di tonnellate di rifiuti legnosi, principalmente imballaggi. 638.205 tonnellate arrivano dalla raccolta differenziata urbana, in percentuali che variano molto in base alla provenienza: il 78,39% arriva dal Nord, il 13,47% dal Centro e l’8,14% dal Sud. Tra i 4549 comuni serviti (quasi 43 milioni di abitanti), nell’ultima edizione del Premio Rilegno, che premia i comuni che si distinguono nella gestione dei rifiuti, ha primeggiato Bomporto (Modena), con 328 tonnellate di rifiuti legnosi raccolti (32,2 kg ad abitante).
Risorsa rinnovabile piuttosto abbondante, il legno è utilizzato in diversi settori che producono una grande quantità di rifiuti riciclabili all’infinito. Perché dunque smaltire, sostenendo costi elevati, un materiale che può essere facilmente e ampiamente reimpiegato?
Perché riutilizzare il legno
La filiera italiana è tra le più virtuose, con una percentuale di recupero di imballaggi che arriva al 65% (rapporto Rilegno), superando di molto il minimo del 30% fissato dall’UE come obiettivo per il 2030. Si tratta di oltre 800.000 tonnellate, che vanno a costituire una grande fetta dei 2 milioni di tonnellate di rifiuti legnosi totali. L’Emilia Romagna è seconda nella classifica delle regioni che riciclano più legno, con oltre 250.000 tonnellate. Secondo una ricerca del Politecnico di Milano, l’impatto economico di queste operazioni è quantificabile in 2 miliardi di euro, con la creazione di ben 10.587 posti di lavoro. Com’è evidente da questi dati, i vantaggi che riciclare il legno comporta riguardano anche l’economia, che diventa finalmente circolare, lo sviluppo e l’occupazione. Riutilizzando gli scarti, si risparmia inoltre sul loro smaltimento e sull’approvvigionamento di materia prima.
Tornando all’ambiente, riciclare il legno significa evitare l’immissione nell’atmosfera di ben 2 milioni di tonnellate di CO2. Senza contare la capacità di stoccaggio di anidride carbonica del materiale, pari a 1 tonnellata per ogni metro cubo. Se il legno venisse abbandonato a marcire in discarica, CO2 e metano verrebbero rilasciati in grandi quantità nell’atmosfera. Ma, se riutilizzato, il suo impatto ambientale è nullo o, meglio, positivo, dato che continua a immagazzinare anidride carbonica. Ed è possibile riutilizzarlo all’infinito, dato che non modifica le proprie caratteristiche a meno di azioni esterne. Infine, il riciclo permette di diminuire la richiesta di nuovo materiale dai boschi, accelerando la loro preziosa crescita.
A tal proposito, Nicola Semeraro, Presidente di Rilegno, ha commentato: «La crisi dovuta alla pandemia vissuta in questi lunghi mesi non ha fermato il riciclo del legno. […] Ora guardiamo al futuro ancor più convinti che la sostenibilità e la circolarità siano valori chiave per lo sviluppo e il legno è certamente la risposta migliore per un’economia che vada di pari passo con il rispetto dell’ambiente».
Come riciclare il legno
La maggior parte del legno riciclato proviene da pallet, imballaggi industriali e ortofrutticoli, bobine per cavi elettrici, scarti di demolizioni nel settore edilizio e raccolta differenziata urbana (mobili, infissi, cassette, sughero,…). I settori di destinazione sono invece principalmente l’edilizia, l’arredamento, la produzione di carta, di pellet e, non da ultimo, di energia a partire dalle biomasse legnose. Gli scarti vengono trasformati nel 95% dei casi in pannelli truciolari, utilizzati per fabbricare mobili e altri arredi e rivestimenti. Ma anche in pallet, pasta cellulosica, blocchi di legno-cemento, compost o biofuel. Non tutto il legno recuperato, tuttavia, è riciclabile allo stesso modo. Ogni tipologia di prodotto ha caratteristiche e dunque una destinazione preferibile.
Esistono, infatti, diversi gradi di legno riciclato – dal legno “pulito” a quello “sporco”, passando per il “misto” – che l’azienda specializzata cui viene affidato deve saper individuare prima di procedere:
- Legno pulito, prodotto in genere da pallet e manifattura secondaria e adatto alla produzione di lettiere per animali e pacciamatura.
- Materia prima industriale, che comprende il grado A unitamente a scarti di costruzione e demolizione ed è adatta alla produzione di pannelli truciolari.
- Combustibile, che comprende i gradi A e B più il materiale proveniente dalle raccolte urbane e può essere utilizzato per produrre biofuel.
- Rifiuti pericolosi, cioè gli scarti costituiti da materiale trattato, che deve essere smaltito in strutture speciali.
L’industria che si occupa di riciclare il legno e recuperare gli scarti è composta da almeno tre tipologie di attori, corrispondenti ad altrettante fasi: i servizi di raccolta rifiuti, l’industria che li recupera e quella che li trasforma in nuovi prodotti. Per quanto riguarda la seconda fase, una volta individuato il grado dello scarto di legno, lo si tritura una prima volta, separandolo da eventuali altri materiali minori. Infine, lo si sminuzza in schegge (chips), la rinnovata materia prima pronta per essere riutilizzata.