Perché comprare l’acqua in bottiglia quando potremmo bere tranquillamente quella del rubinetto? Nel caso in cui avesse un cattivo sapore, c’è sempre la possibilità di installare depuratori d’acqua che ne migliorino la qualità e il gusto. L’acqua che scorre nelle nostre tubature è spesso potabile, ma capita che contenga sostanze che la rendono imbevibile o dannosa per gli elettrodomestici. Il troppo cloro, per esempio, la protegge dai batteri, ma le conferisce anche un cattivo sapore. Un alto residuo fisso di minerali, invece, non è dannoso per la salute ma può danneggiare le tubature, la lavatrice o la caldaia.
Scegliere un sistema di depurazione che renda bevibile l’acqua del rubinetto può far risparmiare fino a 200 euro all’anno e 17 kg di plastica a testa, dovuti all’acquisto di bottiglie al supermercato. Sceglierne uno che elimini il calcare, d’altra parte, aumenta la durata e l’efficienza degli elettrodomestici. L’installazione di questi sistemi dà oltretutto diritto ad accedere al Bonus acqua potabile, approvato con la legge di bilancio 2021 e valido fino al 31 dicembre 2022. Lo Stato contribuirà perciò con un importo massimo di 500 euro ad abitazione all’acquisto e alla posa di un sistema di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e/o addizione di anidride carbonica. L’obiettivo è naturalmente quello di diminuire l’acquisto di bottiglie di plastica.
Tipologie di depuratori d’acqua
Se si lascia scorrere a lungo l’acqua prima di berla, il sapore e l’odore migliorano, ma non è un gesto consigliabile per lo spreco che comporta né per eliminare le sostanze che contiene. Un’altra soluzione economica che ha lo stesso scopo è la caraffa filtrante, ma anche in questo caso non è valida per la depurazione totale dell’acqua. Non bisogna inoltre dimenticare i problemi creati dalle acque dure (18°f – 30°f) e molto dure (> 30°f) agli elettrodomestici, soprattutto quelli che scaldano l’acqua (lavatrice, lavastoviglie, caldaia).
Esistono dunque diverse tipologie di depuratori d’acqua, che possono risultare più o meno adatte alle esigenze di una casa e di chi la abita. Ecco le principali, con relativi pro e contro.
Depuratori d’acqua a osmosi inversa
Si tratta di sistemi installati generalmente sotto il lavello (ma anche a tutto l’impianto idrico), in cui l’acqua viene pressata contro una membrana semipermeabile, che lascia scorrere i fluidi e trattiene i solidi. L’impianto è poco ingombrante e utilizza una tecnica semplice ed efficace, ideale per l’acqua di uso alimentare. Non prevede l’uso di sostanze chimiche e, grazie a una capacità di filtrazione di 0,2-0,5 micron, elimina non solo le molecole responsabili di sapore e odore cattivi, ma anche il 99% delle sostanze che potrebbero creare problemi per la salute (pesticidi, solventi, metalli e sottoprodotti della disinfezione).
Si tratta di un impianto piuttosto costoso e la membrana attraverso cui passa l’acqua è molto delicata. Spesso infatti necessita di ulteriori filtri preposti che trattengano i solidi più grossi, come la sabbia, e il cloro, che potrebbero danneggiarla. Un altro svantaggio è il fatto che potrebbe demineralizzare eccessivamente l’acqua, portandola al di sotto del valore di durezza minima richiesta dalla legge (15°f). Per scongiurare il problema, alcuni sistemi prevedono un miscelatore che mischia l’acqua demineralizzata con acqua non trattata. Infine, è un sistema che richiede un maggiore consumo idrico, perché la parte dell’acqua in ingresso che contiene impurità finisce nello scarico.
Microfiltrazione
È un sistema semplice che prevede l’utilizzo di filtri che trattengono sostanze con diametro superiore a 0,5 micron, ovvero principalmente le molecole responsabili di cattivi odori e sapori, oltre a sedimenti ed elementi sospesi vari (sabbia, ruggine, alghe ecc.). Migliora perciò le caratteristiche organolettiche dell’acqua senza privarla di sali minerali, indispensabili all’organismo (magnesio, calcio, sodio e potassio), e non produce acqua di scarto.
Eliminando anche il cloro, tuttavia, è soggetta a maggiore probabilità di proliferazione batterica, in particolare se i filtri sono a carboni attivi. Per questo motivo può essere prevista anche una fase di sterilizzazione dell’acqua dopo il filtraggio. In ogni caso, i filtri andranno cambiati con frequenza, al massimo ogni sei mesi.
Addolcitori
Nel caso in cui il problema da risolvere sia l’eccessiva durezza dell’acqua, che può compromettere il funzionamento degli elettrodomestici, sarà necessario intervenire esclusivamente sul calcare. A tal proposito, non saranno necessari i depuratori d’acqua, ma gli addolcitori. Sono due le tipologie principali:
- addolcitore a resine a scambio ionico. Si applicano a monte della rete idrica domestica e abbassano la durezza di tutta l’acqua immessa, che scorre su una resina che scambia gli ioni di calcio (responsabili del calcare) con ioni di sodio. Sono piuttosto ingombranti e necessitano di manutenzione costante, con una soluzione di sale e acqua che rigeneri la resina satura di calcio.
- Addolcitore magnetico. Si installano solo su un tratto della tubazione a monte dell’impianto da proteggere e sottopongono l’acqua a un campo magnetico che impedisce ai cristalli di calcite di incrostarsi. Agiscono perciò solo sullo stato fisico dell’acqua e non su quello chimico. Lo svantaggio è l’incertezza sul risultato, che non è affatto garantito.
Un altro sistema utile a ridurre la capacità incrostante dell’acqua e molto economico è il dosatore di polifosfati, installato a monte dello scaldabagno o della lavatrice.