La transizione dell’edilizia in vista di una maggiore sostenibilità non riguarda soltanto il suo impatto ambientale ma anche la sicurezza che è in grado di garantire ai cittadini. In quest’ambito, tra le priorità individuate c’è il miglioramento della sicurezza antincendio, che in Italia è troppo poco stringente. Nonostante il rischio incendio delle facciate, i costruttori non sono obbligati né incentivati a usare materiali non combustibili. È arrivato il momento di rivedere la normativa e qualche città ci sta già pensando.

 

Il ritardo normativo italiano

Utilizzare materiali non combustibili che garantiscano protezione dal fuoco e che gli impediscano di propagarsi dovrebbe essere obbligatorio o per lo meno fortemente incentivato in edilizia, con vantaggi assicurativi. In Italia invece non è così e le imprese non si sentono in dovere di proporre ai clienti progetti che includano materiali non combustibili, prediligendone di più economici. Il vuoto normativo è sancito dalla Regola Tecnica Verticale, che appunto non obbliga all’utilizzo dei suddetti materiali.

L’assicurazione di conseguenza nel premio assicurativo non tiene conto dei materiali impiegati durante una ristrutturazione ma solo del valore di ricostruzione a nuovo. La certificazione dei requisiti di sicurezza inoltre avviene tramite CPI (Certificazione Prevenzione Incendi), documento obbligatorio solo per determinate categorie di edifici: oltre ad autorimesse più grandi di 300 mq e fabbricati residenziali più alti di 24 metri, anche per condomini con riscaldamento centralizzato a combustibile con potenza superiore a 116 kW.

L’Italia al momento è dunque agli ultimi posti in Europa in fatto di sicurezza. per esempio, in Francia sono obbligatori i materiali incombustibili per ogni elemento della facciata per edifici sopra i 9 metri di altezza, in Inghilterra sopra gli 11 metri, in Romania a breve lo saranno per gli edifici sopra i 20 metri.

 

Aumenta il rischio di incendi

Eppure il pericolo di incendi nelle città italiane è in continuo aumento. Le città sono infatti sempre più densamente popolate e sempre più esposte agli effetti dei cambiamenti climatici. La vicinanza degli edifici, lo sviluppo in verticale e il fatto che ospitino più abitazioni costituiscono fattori che aggravano il rischio. Ma negli ultimi anni sono anche aumentati i cablaggi elettrici, che possono generare pericolosi corto circuiti, tra le principali cause di incendi domestici insieme a mozziconi di sigaretta e canne fumarie.

E poi ci sono gli effetti del cambiamento climatico, che ha un impatto particolarmente evidente in città. Nei nuclei urbani altamente cementificati e privi di aree verdi si sviluppa infatti il cosiddetto effetto “isola di calore”, un microclima più caldo rispetto a quello circostante dovuto alla presenza di asfalto, alla vicinanza tra gli stabili, alle emissioni dei veicoli e alla climatizzazione degli edifici. Questa circostanza è sempre più frequente e più grave all’aumentare della temperatura media globale.

Ciò significa che sono aumentati in Italia sia le situazioni che potrebbero dare vita a un incendio sia i fattori che potrebbero favorirne la propagazione. E se per quanto riguarda la sicurezza elettrica la consapevolezza è già molto elevata e la prevenzione puntuale, non si può dire lo stesso dell’attenzione riservata alla costruzione o ristrutturazione dell’involucro edilizio.

 

Come migliorare la normativa

La sicurezza antincendio in edilizia inizia dunque dalla progettazione delle facciate, che devono essere costituite e rivestite di materiali incombustibili che non favoriscano l’insorgere e la rapida propagazione del fuoco e che non sprigionano fumo e gas tossici. L’ideale sarebbe scegliere materiali inorganici e sostenibili, che garantiscono sia sicurezza che buone performance energetiche. Un materiale ideale a tal proposito è la lana di roccia, materiale isolante sia dal punto di vista energetico che da quello acustico, ecologico, traspirante, chimicamente inerte e in grado di limitare la diffusione del fuoco, senza produrre fumi tossici.

Si dovrebbe inoltre intervenire sul sistema assicurativo, perché preveda incentivi e premi per gli edifici più sicuri e performanti, in particolare quelli più sensibili come ospedali, scuole e case popolari. Solo in questo modo è possibile accelerare la diffusione di buone pratiche a tutela delle persone e del patrimonio edilizio.

Nell’ambito della Renovation Wave auspicata e promossa dall’Europa verranno realizzati numerosi interventi di ristrutturazione edilizia nei prossimi anni. È perciò il momento ideale per rivedere le normative anche in materia di sicurezza antincendio. Purtroppo sono troppo spesso gli eventi spiacevoli a convincere a procedere. È stato così in Inghilterra, che ha cambiato le regole solo dopo l’incendio della Grenfell Tower e lo stesso si sta verificando a Milano, dove l’incendio della Torre dei Moro ha convinto la Commissione Rigenerazione Urbana del Comune di Milano a promuovere una mozione per aumentare le misure di cautela. Ancora nulla si muove quindi a livello nazionale, ma i Comuni, le imprese e le associazioni iniziano a prestare più attenzione al tema, con l’obiettivo di spingere una revisione della Regola Tecnica Verticale antincendio.