Chi non ama stendersi davanti al camino nelle giornate più fredde? Il riscaldamento a legna è tornato in auge in seguito all’aumento dei costi energetici di elettricità e gas, rivelandosi un metodo economico e sostenibile di riscaldare casa. Eppure l’argomento è assediato da diverse fake news, che lo descrivono a seconda dei casi come pericoloso per la salute, poco sostenibile, costoso o addirittura vietato. Certo, come tutte le altre tipologie di riscaldamento anche quello a legna è più adatto per determinati edifici, climi e utilizzi e non per altri. Ma nelle giuste condizioni può essere un valido aiuto nella transizione energetica verso il rinnovabile. Ecco perché.

 

Come funziona il riscaldamento a legna?

Quello a legna è stato probabilmente la prima forma di riscaldamento messo a punto dall’uomo, dato che per funzionare necessita soltanto di due elementi: la legna e il fuoco. Oggi naturalmente non sarebbe più considerato sicuro un semplice braciere al centro della stanza e il fuoco e la legna sono ben protetti da camere apposite che spesso fungono anche da elementi di design nella progettazione degli interni. Inoltre, le modalità di riscaldamento a legna si sono diversificate, dando origine ad almeno tre grandi tipologie: il camino, la stufa a legna e la stufa a pellet.

In tutti i casi, si tratta di apparecchi chiusi destinati al riscaldamento degli ambienti e dell’acqua tramite biomassa. Nello specifico, biomassa legnosa, che comprende tanto la legna da ardere vera e propria quanto il pellet, cioè scarti di legno ridotti in segatura, essiccati e pressati in piccoli cilindri, che tengono la forma grazie alla lignina.

Ma perché non bruciare semplicemente la legna su un tradizionale fuoco aperto? Innanzitutto, le stufe a legna possono produrre molto più calore a fronte di una quantità minore di emissioni rispetto alla combustione della legna su un braciere all’aria aperta. Questo perché le stufe a legna sono più efficienti nella produzione di calore e quindi consumano meno combustibile. Inoltre, in alcuni modelli, i gas emessi dalla legna che brucia possono essere ricircolati nella stufa e bruciati. E poi la struttura dei camini e delle stufe a norma consentono lo smaltimento all’esterno dell’abitazione dei fumi prodotti, evitando gravi problemi di salute agli abitanti. Stufe e camini consentono poi di riscaldare anche l’acqua, che può essere utilizzata per scopi sanitari o per alimentare altri metodi di riscaldamento, come i termosifoni.

 

I miti da sfatare

Riscaldare una casa con la legna può dunque essere piacevole dal punto di vista estetico, oltre che efficiente, sicuro, semplice e rispettoso dell’ambiente. Gestito correttamente, infatti, il legno può tenere al caldo una piccola abitazione durante un’interruzione di corrente invernale o come metodo principale di riscaldamento e persino permettere di cucinare. Ma esistono diversi falsi miti che scoraggiano le persone e limitano la sua diffusione.

 

Il riscaldamento a legna è pericoloso?

Il primo e più diffuso riguarda la salute degli abitanti di casa: bruciare la legna nella stufa o nel camino sarebbe pericoloso e perciò vietato. Non sono pochi i casi di avvelenamento da monossido di carbonio rilasciato in casa dalla combustione della legna, ma i modelli più recenti di stufe e camini sono progettati in modo tale da eliminare qualunque rischio e sono ormai gli unici che è consentito installare e utilizzare.

Oggi infatti sono disponibili sul mercato dispositivi sicuri e performanti, che assicurano da una parte la tutela della salute degli abitanti di casa e dall’altra un’alta efficienza che diminuisce l’inquinamento connesso. Ogni regione può gestire autonomamente la normativa sul tema, regolato dal DM 186 del 7 novembre 2017, che introduce la Classificazione Ambientale di stufe e camini da 1 a 5 stelle. In genere sono oggi acquistabili solo i dispositivi da 4 stelle in su e utilizzabili quelli da 3 stelle in su se già installati. Ci sono poi accorgimenti che aumentano l’efficienza e diminuiscono la quantità di fumo prodotto dalla combustione, come la scelta di legna adeguatamente stagionata.

 

Il riscaldamento a legna è sostenibile?

Le stufe e i camini a legna offrono un modo esteticamente gradevole per riscaldare casa, ma vengono spesso accusati di inquinare e di non costituire un metodo di riscaldamento davvero sostenibile. In realtà possono essere più efficienti dal punto di vista energetico e più rispettosi dell’ambiente rispetto ai sistemi di riscaldamento centralizzato che funzionano a carbone, gas o petrolio, diminuendo l’impronta di carbonio del settore.

La biomassa legnosa è la prima fonte rinnovabile di energia destinata al riscaldamento ed è totalmente sostenibile. La quantità di carbonio prodotta dal legno che brucia, infatti, è quasi la stessa che gli alberi avevano assorbito durante il loro ciclo di vita. Inoltre, un albero produce le stesse emissioni sia che venga bruciato sia che sia lasciato in decomposizione. Pertanto, l’utilizzo di legno non trattato come combustibile non produrrà ulteriori inquinanti ambientali. Questa modalità di riscaldamento può dunque essere considerata priva di impatto ambientale, sempre che sfrutti:

  • legno di scarto, recuperato da altre filiere, tra le quali quella edilizia, o dalla potatura del verde urbano o nell’ambito di aziende agricole. L’importante è che il legno bruciato non sia trattato, per evitare l’emissione di gas pericolosi e inquinanti nocivi come sottoprodotti.
  • Risorse provenienti da foreste gestite responsabilmente in cui viene garantita la rigenerazione, ovvero in cui gli alberi vengono solo potati e perciò anche mantenuti più sani o dove viene piantato almeno un albero per ogni albero abbattuto. Il carbonio prodotto durante la combustione del legno è quindi compensato dalla piantumazione di nuovi alberi.

 

Riscaldare con la legna costa?

L’idea di dover fare per ogni inverno almeno un grosso carico di legna da ardere destinata alla propria stufa o al proprio camino potrebbe scoraggiare qualcuno, sia per la scomodità che per i problemi di stoccaggio che per il costo. Eppure la legna costa in proporzione meno degli altri combustibili e soprattutto il suo prezzo rimane costante, perché non è influenzato dalla geopolitica o da altri fattori contingenti. In Italia, inoltre, i boschi coprono una grande percentuale del territorio, perciò, sempre a fronte di una gestione sostenibile, non c’è il rischio di esaurire la risorsa e di doversi approvvigionare massicciamente all’estero.