L’innovazione digitale serve innanzitutto a facilitare le attività quotidiane e a migliorare le condizioni di vita delle persone. E chi ha bisogno di vedere semplificata la propria quotidianità più delle categorie fragili? La digitalizzazione, in altre parole, potrebbe venire in soccorso di un sistema di welfare che viene continuamente messo a dura prova e che spesso è incapace di tenere il passo dei bisogni della popolazione in un’epoca di rapidi cambiamenti socio-economici.
In gioco c’è, infatti, la radicale trasformazione del settore, cioè dei servizi stessi, dei modi in cui vengono erogati e dei luoghi, non solo per abbattere i costi, ma per offrire concretamente di più a chi ne ha bisogno. Un’evoluzione urgente e auspicata da tempo, ma che fino a oggi si è scontrata con l’inadeguatezza del pubblico e l’inerzia del privato.
Il punto della situazione
Una ricerca pubblicata da OCAP di SDA Bocconi aveva analizzato nel 2018/19 lo stato dell’arte e le prospettive dell’incontro tra innovazione digitale e welfare. L’insorgere di una pandemia che ha aumentato a dismisura la pressione sul sistema dal punto di vista sanitario, economico e sociale ha reso il discorso ancora più attuale. Il comportamento dei cittadini in questi mesi ha infatti dimostrato che da parte loro c’è la disponibilità a rivoluzionare le modalità di fruizione dei servizi in caso di necessità e convenienza. Si elimina così uno dei freni alla digitalizzazione del welfare: la convinzione che chi può beneficiarne non sia generalmente disposto a modificare le proprie abitudini e/o in grado di muoversi sul piano digitale.
Esistono già esempi di digitalizzazione in tutti gli ambiti del welfare, che, pur circoscritti, dimostrano che un’altra idea di welfare è possibile. Ma ciò che manca oggi è un metodo condiviso, supportato da finanziamenti, ricerca e formazione adeguati. Un tassello fondamentale per rendere sistematico un approccio che oggi è solo sporadico è la misurazione dell’effettivo impatto della tecnologia, per dimostrare e certificare il suo contributo. Quando ciò sarà possibile, sarà anche più semplice fare previsioni e sviluppare visioni che innovino davvero il settore, come è stato per tanti altri campi.
È pur vero che non basta digitalizzare indiscriminatamente per portare dei vantaggi. Un’altra sfida propedeutica all’introduzione dell’innovazione digitale nei servizi di welfare è lo sviluppo o il miglioramento di tecnologie e funzionalità specifiche che possano davvero rispondere alle esigenze delle persone. Sarà particolarmente importante in questo senso integrarle in un modello che non deve mai tralasciare l’aspetto umano e relazionale.
Innovazione digitale e welfare per i minori
I bambini nati negli ultimi 10 anni sono a tutti gli effetti nativi digitali, cresciuti in un mondo già tramato di tecnologia e in cui è ormai insensato interrogarsi ancora sulla sua utilità o meno rispetto all’analogico. Ciò non vuol dire che non ci si debba chiedere come l’interazione con dispositivi digitali fin dalla tenera età influisca sulle capacità di apprendimento e la relazione con gli altri.
Nel welfare destinato ai pre-adolescenti e soprattutto agli adolescenti, la tecnologia ha già fatto ingresso per supportare la didattica, ma non per rivoluzionarla. Tablet, lavagne LIM, portali online, e-book, app, cloud e attività di back-office si limitano ad arricchire e supportare un’offerta ancora tradizionale. Lo stesso accade con i primi esperimenti di introduzione nelle scuole dell’infanzia di tecnologie con l’obiettivo di stimolare la curiosità e un approccio attivo all’apprendimento.
Innovazione digitale e welfare per gli anziani
Più la popolazione invecchia, più il sistema sociosanitario dovrà fare i conti con grandi numeri di anziani non autosufficienti che necessitano assistenza personalizzata. Aumenterà perciò anche il fabbisogno di Long Term Care (LTC), con richieste specifiche e diversificate in base ai bisogni del paziente-cliente.
Considerata anche la diminuzione degli operatori sociosanitari a disposizione, la tecnologia può rivelarsi non solo utile, ma indispensabile per supportare i caregiver nell’assistenza. Eppure ad oggi più della metà delle strutture non ha introdotto alcuna innovazione digitale, nemmeno le ormai largamente utilizzate App per smartphone. Queste sono in ogni caso in cima alla classifica delle tecnologie ritenute più utili, seguite da IoT, IA e robotica. Ma nella mentalità dei decision maker del settore, la volontà di introdurre l’innovazione tecnologica è ancora legata a strategie di efficientamento dell’organizzazione aziendale piuttosto che al desiderio di migliorare la vita dei diretti interessati.
Innovazione digitale e welfare per i disabili
Se c’è una categoria per cui l’innovazione digitale può davvero fare la differenza, è quella delle persone con disabilità, che rischiano infatti più di tutti di incorrere in marginalizzazione, discriminazioni e povertà. Per loro la tecnologia può rappresentare uno strumento di inclusione sociale e l’unica via per ottenere l’indipendenza. Eppure la sua diffusione in questo ramo del welfare è più scarsa che in ogni altro, soprattutto in Italia.
Tecnologie all’avanguardia, che si servono di robotica e intelligenza artificiale, sono state sviluppate e introdotte soprattutto in contesti riabilitativi, permettendo a persone paralizzate di tornare a muoversi. Ma manca una diffusione capillare di tecnologie che possano supportare servizi più tradizionali, personalizzandoli e facilitando l’autonomia delle persone. Per esempio, touch screen e sensori che facilitino le operazioni quotidiane e software, app e dispositivi per agevolare la comunicazione e la stimolazione cognitiva o strutture residenziali e semi-residenziali altamente tecnologizzate.